Negli ultimi tempi le procedure chirurgiche per l’intervento di mastoplastica additiva si sono evolute: per le donne che desiderano avere un seno più grande, infatti, possono scegliere tra l’inserimento delle protesi mammarie o un riempimento con del proprio grasso corporeo, oppure entrambe! Tempo fa non si poteva scegliere a quale tecnica sottoporsi.Le donne che sognavano un decollette più prosperoso, dovevano affidarsi esclusivamente alle protesi. Oggi invece, dopo i numerosi studi effettuati sul grasso corporeo, l’aumento del seno è possibile con il lipofilling, una procedura naturale che si basa sull’autotrapianto dell’adipe prelevata dalla zona addominale o dai fianchi della paziente, depurata e successivamente trasferita nel seno tramite delle piccole cannule.
A raccontarla così sembra la soluzione ideale, soprattutto per chi desidera un effetto naturale, ma questa tecnica, nella maggior parte dei casi, dà dei risultati volumetrici inferiori alle aspettative. Non tutto è perduto: infatti i chirurghi della SICPRE (Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica) si sono riuniti a Bergamo per un congresso al fine di trovare una soluzione.
Si tratterebbe di abbinare le protesi mammarie e il grasso corpore: dopo l’impianto delle protesi, viene eseguita una lipoaspirazione di piccola entità. Successivamente il grasso viene iniettato dove serve con lo scopo di andare a “sfumare” i contorni degli impianti mammari, per renderli invisibili nelle donne che presentano delle ghiandole mammarie piccole e muscoli pettorali modesti, nascondendo così il ritocco. In alcuni casi anche sull’area superiore della mammella, sopra l’areola, le protesi del seno risultano visibili con una specie di gradino ed anche qui si andrebbe a infiltrare il grasso.
Il grasso autologo, oltre a migliorare l’estetica del risultato, avrebbe anche uno scopo preventivo. Il lipofilling nell’intervento al seno è utile anche per ridurre l’insorgere di contratture capsulari che sono causa di un esito finale non soddisfacente. Ma cos’è la contrattura capsulare? E’una normale reazione dell’organismo nei confronti di un corpo estraneo, quindi la protesi mammaria: in certe situazioni la capsula, per motivi conosciuti solo in parte, ha una retrazione che crea una forma del seno non naturale e spesso asimmetrica. Nel caso in cui avvenisse una contrattura capsulare, bisognerebbe reintervenire per rimuovere la capsula e sostituire la protesi.
Bisogna dire però, che la tecnica del lipofilling risolve eventuali difetti di una mastoplastica additiva, ma nel contempo risulta più costosa rispetto al normale intervento di aumento del seno. Vedendolo sotto un altro punto di vista, l’abbinamento di protesi e grasso, potrebbe sembrare due interventi in uno, ma i prezzi non aumentano in maniera proporzionale, in quanto il lipofilling è un complemento della mastoplastica additiva, trasferendo piccole quantità di grasso in tempi brevi.