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Alopecia androgenetica
Cos’è l’alopecia androgenetica?
L’alopecia androgenetica è un processo irreversibile che colpisce sia uomini che donne pur con alcune varianti, consistente nella caduta progressiva di capelli con intensità variabile da persona a persona.
La causa di questo tipo di alopecia è comunemente riconosciuta in un enzima (5-alpha reductase) che converte il testosterone in DHT (deidrotestosterone) inibendo così la crescita dei capelli. Più esattamente gli ormoni maschili (presenti anche nella donna anche se in minore quantità) si azionano sulle radici dei capelli (follicoli pilosebacei) inibendone la crescita nel tempo.
L’alopecia androgenetica è accompagnata spesso, ma non costantemente, da seborrea e forfora.
La predisposizione genetica dell’individuo sicuramente è un fattore essenziale (giocano un ruolo importante anche la razza e l’età dell’individuo) e per tale fattore si ritiene inguaribile. Tuttavia molti sono i rimedi per rallentare la perdita di capelli fino a intervenire mediante la chirurgia estetica per ridonare al soggetto colpito da alopecia androgenetica una capigliatura che oltre a donare una migliore presenza, contribuisce a curare anche le implicazioni psicologiche che la perdita di capelli comporta sull’uomo e in maniera ancor più devastante sulla donna.
C’è una cura per l’alopecia androgenetica?
La soluzione è il trapianto capelli?
Le moderne tecniche di trapianto capelli hanno ridotto al minimo la traumaticità della procedura chirurgica, le cicatrici sono davvero minime e i risultato sono molto apprezzabili rispetto al passato. Oggi l’alopecia androgenetica può essere effettivamente sconfitta con un buon trapianto capelli.
Chirurgia estetica maschile: cosa chiedono gli uomini al chirurgo?
La chirurgia estetica maschile è in crescita per la maggiore attenzione che gli uomini concedono al proprio aspetto. Tra gli obiettivi dell’uomo è presente il desiderio di ritardare l’invecchiamento, di rimuovere il grasso in eccesso e di correggere inestetismi del viso.
Cresce l’attenzione del maschio verso l’estetica e con essa il numero degli uomini che si rivolgono al chirurgo plastico per interventi e trattamenti di medicina estetica finalizzati a correggere inestetismi e ringiovanire l’aspetto. Secondo i dati dell’ASAPS (American Association of Aestatic Plastic Surgery) negli ultimi 15 anni l’aumento di pazienti uomini è cresciuto del 273%. Il motivo? La ricerca della perfezione o sfatare il mito per il quale solo il gentil sesso debba preoccuparsi della propria bellezza…
Chirurgia estetica maschile: Quali interventi?
Quali sono, quindi, gli interventi di chirurgia estetica più richiesti dagli uomini? Gli inestetismi che preoccupano maggiormente l’uomo riguardano i difetti del viso: tra le operazioni più desiderate troviamo il ritocco al naso con la rinoplastica, la correzione del mento sfuggente, del contorno mandibolare e l’aumento di volume della zona degli zigomi. Il lifting al viso è un’altra operazione molto richiesta dal genere maschile, perché anche gli uomini hanno difficoltà ad accettare il tempo che passa e lascia segni sul viso che vogliono cancellare per avere sempre un’immagine giovanile. Per coloro che non vogliono sottoporsi ad interventi chirurgici, è possibile eliminare le rughe ricorrendo alla medicina estetica e quindi alle famose punturine di botox, oppure rimodellare zigomi e guance con i filler di acido ialuronico.
Fonte Clinica Pallaoro
Non è solo il viso a preoccupare l’uomo, ma anche il resto del corpo. Molto richiesti sono gli interventi di addominoplastica, per ridurre la zona addominale, abbinata alla liposuzione per far sparire le “maniglie dell’amore” e la correzione della ginecomastia, una tecnica per eliminare l’inestetismo di un eccessivo sviluppo della mammella nell’uomo. A differenza degli altri interventi quest’ultimo può portare a dei veri e propri complessi e disagi sociali.
Ultimo, ma non per importanza, la perdita dei capelli, è un problema che affligge molti uomini che non accettando il diradamento si sottopongono al trapianto di capelli o trattamenti di medicina rigenerativa a base di cellule staminali (PRP). Ma chi è l’uomo che si rivolge al chirurgo estetico? A differenza della donna, l’uomo in media decide di avvicinarsi alla chirurgia estetica più tardi, fra i 45 ed i 55 anni in quanto raggiungono successivamente il culmine della propria bellezza e forma fisica.
Il ciclo di vita del capello
I capelli crescono continuamente per molto tempo. Poi si fermano e cadono lasciando riposare il follicolo per qualche mese. Questo è il ciclo di vita del capello che – un po’ come le piante e le stagioni – scandisce lo sviluppo pilifero e la ricrescita. I capelli (e i peli in genere) rispettano un naturale ciclo di vita che scandisce la crescita, la caduta e il riposo. Il ciclo di vita dei capelli è differenziato in due fasi di attività e una di stasi.
Le fasi del ciclo di vita sono:
Nei follicoli in Anagen, le cellule agiscono per formare progressivamente il capello che cresce di circa 1 centimetro al mese nell’uomo e di 1 centimetro e mezzo nella donna. La crescita dei capelli è determinata dal patrimonio genetico, perciò è variabile da soggetto a soggetto.
La terza fase del ciclo di vita del capello; in questo lasso di tempo il capello cade perché il bulbo ha sospeso da tempo l’attività di crescita. Successivamente il follicolo entra nuovamente in fase Anagen.
I capelli normalmente si trovano per il 90% in fase attiva, perciò hanno cicli di crescita sfasati, fatto che evita periodi ciclici di perdita totale dei capelli (in alcuni animali questo è la muta).
In media il patrimonio pilifero del cuoio capelluto è di circa 100.000 follicoli, una caduta giornaliera fino a 100 capelli è assolutamente normale.
Comprendere il meccanismo di crescita dei capelli e delle relative fasi del ciclo di vita è fondamentale per spiegare alcune condizioni di perdita dei capelli e diradamento. Ad esempio è noto che eventi traumatici influiscono sul ciclo facendo passare direttamente molti follicoli alla fase telogen. Dopo il corretto periodo i capelli ricrescono tornando alla fase anagen.
Alcuni trattamenti come il PRP possono allungare la fase anagen e quindi ridurre il problema del diradamento.
Fonte: www.chirurgiatricologica.it